Lucera, chiudono la libreria Kublai e la bottega di Petruccelli: “Centro storico sempre più desertificato”

Ieri è stata una giornata amara per il centro storico di Lucera, che ha visto abbassare contemporaneamente due saracinesche simbolo di resistenza e vitalità culturale. Dopo dieci anni di intensa attività chiude la libreria Kublai, punto di riferimento per la promozione culturale, mentre dopo tredici anni di sacrifici e resilienza cessa l’attività anche la piccola bottega alimentare di Giulio Petruccelli. Due addii che segnano, come sottolineato da Michele Colucci, “una sconfitta per il nostro paese e per il tessuto sociale ed economico del centro storico”.
Una crisi che va oltre il commercioLa chiusura delle due realtà non è solo il segnale di difficoltà economiche contingenti, comuni a molte attività in Italia, ma anche l’effetto di una trasformazione urbana che sembra penalizzare i negozi di prossimità e le attività culturali. “Se hanno mollato persone determinate e appassionate come Giulio, Marco e i suoi soci – osserva Colucci – vuol dire che il declino è inarrestabile”. Una riflessione che mette in luce il valore umano e comunitario perso con la scomparsa di queste botteghe, luoghi che hanno contribuito a tenere vivo il centro storico.
Il nodo delle politiche urbaneSecondo Colucci, alla base di questo processo vi sarebbe una politica amministrativa “miope”, che privilegia l’apertura di locali di ristorazione e svago a scapito delle attività tradizionali. “Il centro cittadino si sta trasformando in un luogo di intrattenimento che vive solo di notte e si desertifica di giorno” denuncia, evidenziando come il modello di sviluppo scelto rischi di snaturare l’identità del cuore antico della città.
Il futuro del centro storicoLa chiusura della libreria e della bottega non rappresenta soltanto la perdita di due esercizi commerciali, ma un duro colpo per l’intero tessuto urbano e sociale. “Se davvero si vuole valorizzare il centro storico – conclude Colucci – non è questa la giusta direzione”. Un appello che suona come monito e invito alla riflessione per istituzioni e cittadini, chiamati a interrogarsi sul destino della città e delle sue radici.
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